TERZA DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

23 Febbraio 2022/ Anno C

Ne 8,2-4a.5-6.8-10; Sal 18; 1Cor 12,12-30; Lc 1,1-4.4,14-21

            Questa domenica vuole appuntare l’attenzione della comunità credente sulla centralità della Parola contenuta nella Scrittura. Infatti, i testi di questa domenica ci mostrano il “viaggio” che la Parola di Dio vuole fare e fa nella storia della salvezza. La Parola di Dio diventa Scrittura, Libro santo e poi, attraverso questo strumento che la contiene, incontra gli uomini di ogni tempo e di ogni luogo fiorendo come Parola vivente in ogni assemblea di credenti e cercando la concretezza della storia di ciascuno per provocarla e trasformarla e, ancor prima, per interpretarla!

            La Parola non è un dato meramente materiale, uno “sta scritto” freddo e immobile … la rivelazione di Dio si fa presente in ogni oggi della storia attraverso il segno della Parola che ha un vertice: Gesù di Nazareth, la Parola di Dio diventata carne che è venuta a narraci Dio e il suo volto più autentico! Capiamo allora che la Parola di Dio fa un “viaggio” che parte da Dio per arrivare all’uomo, è un atto di Dio che ci cerca!

            La Scrittura che ci è stata consegnata da Israele, che Israele aveva custodito e custodisce, che la Chiesa ha ricevuto e ha, a sua volta custodito, è la storia di un popolo con le sue vicende, sofferenze, angosce, gioie, speranze, una storia che contiene riflessioni, canti, lamenti, poesie, preghiere, fino alla vicenda del Messia Gesù e alla vita della prima comunità cristiana …

            Tutto questo oceano meraviglioso di parole contiene la Parola di Dio ed è la chiave per leggere la nostra storia, la nostra vita, possiamo scoprirvi Dio e incontrarlo nel nostro oggi, nelle vicende diversissime del nostro quotidiano.

            La Parola che si incontra nella Scrittura non ci aliena dall’umano, ma ci spinge con forza straordinaria a una radicale fedeltà al nostro essere uomini concreti di questo nostro tempo.

            Il testo del libro di Neemia che oggi passa nella liturgia ci mostra un popolo che per ricostruirsi dopo lo sfacelo disorientante e umiliante dell’esilio cerca la propria identità e la propria unità. Dove trovarle? Nella Scrittura che consegna la Parola di Dio, nella Scrittura che consegna alla Parola di Dio!

            Anche noi oggi, come Chiesa, proprio attraversando questo tempo di palese crisi, di diminutio, di emarginazione (è inutile negare queste cose o far finta di niente!) può ritrovare la sua vera identità nella Scrittura e faticando sulla Scrittura. Battendo cuore e mente sulla “scorza” dello “sta scritto” per farvi la meravigliosa scoperta della Parola di Dio! Senza la Parola di Dio come Chiesa siamo “nulla”! È la Parola che ci raduna, è la Parola che ci giudica, è la Parola che ci guida! SE la Chiesa oggi saprà fare questa scelta della fatica con la Scrittura e nella Scrittura si troverà purificata da tutto l’abbondantissimo superfluo che ci zavorra e spessissimo ci inchioda a terrà nella non significanza. È necessario, dunque, permettere alla Parola contenuta nella Scrittura di contestarci come singoli credenti e come comunità di credenti, è necessario permettere a questa Parola di confermarci sulle vie che si percorrono in onestà e nella fatica per il Regno, è necessario permettere alla Parola di darci vigore per quello che davvero conta per il Regno!

            La Chiesa esiste a causa della Parola di Dio perché Essa l’ha generata ed è finalizzata alla Parola per testimoniarla perché testimoniandola essa annunzia Gesù, pienezza e culmine della rivelazione di Dio e dell’uomo!

            Il testo di Luca che oggi si legge è composito: c’è l’incipit  del suo evangelo e poi c’è un tratto del quarto capitolo; due spezzoni, si direbbe, ma molto ben concatenati logicamente e teologicamente. Nell’incipit Luca si rivolge al lettore cristiano, «amante di Dio» (theóphilos … Luca gioca con un nome che è anche un’identità del discepolo di Cristo!) e gli dichiara il suo intento: anche lui, come altri avevano già fatto, dopo aver fatto «accurate ricerche» e accogliendo la testimonianza di quelli che avevano conosciuto e ascoltato Gesù diventando «servi della Parola», ha deciso di scrivere un racconto, un Evangelo!

            Un Evangelo che oggi incontra noi e produce in noi ciò che la Parola ha sempre prodotto in chi di essa si fa ascoltatore; per farcelo comprendere Luca ci racconta, in uno squarcio di vita di un gruppo di credenti ebrei al tempo di Gesù, una proclamazione della Scrittura nella sinagoga di Nazareth … chi in quel sabato si recò in sinagoga a Nazareth ebbe la ventura di incontrare in quell’assemblea Gesù di Nazareth, un concittadino che mancava dal paese da un po’ di tempo … Si è ascoltato un passo della Torah, poi si è cantato un salmo e ora si deve leggere la seconda lettura e Gesù si alza a leggere; è un testo del Libro di Isaia in cui un anonimo profeta racconta la sua vocazione: lo Spirito di Dio è sceso su di lui e, con la forza dello Spirito, questo profeta e servo del Signore è stato inviato a portare una buona notizia ai poveri, a proclamare liberazione dall’oppressione e un tempo di misericordia del Signore (cf. Is 61,1-2).

            E Gesù spiega! Lo fa con una parola carissima a Luca: oggi! «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete udito». Gesù si presenta come il compimento di quello “sta scritto”, di quella parola antica; Gesù capisce e proclama che quella non è parola morta e passata, ma che si realizza in un oggi che lo riguarda e che riguarda tutti gli uomini.

            La Scrittura davvero non è una parola morta che si commenta per la sua bellezza e profondità come tante pagine della letteratura umana, la Scrittura contiene una Parola viva che Dio dice a chi davvero si pone in ascolto e che si realizza “oggi”, in ogni oggi dell’uomo che ascolta!

            Insomma, la Scrittura parla della mia vita, alla mia vita; ognuno può dire le parole del salmo (Sal 40,8): «me sta scritto nel rotolo del libro!» … La Scrittura ci contiene e ci coinvolge; cioè? In essa troviamo le chiavi per leggere la nostra storia, il nostro oggi e da essa siamo coinvolti perché l’oggi che viviamo sia colmo di Dio, di quel Dio che solo Gesù ci ha narrato e che ha bisogno di ogni oggi di testimoni veri e coraggiosi che mettano nella testimonianza alla sua Parola non chiacchiere e buone intenzioni, ma carne e sangue, vita e giorni, parole, incontri, relazioni, scelte, rinunce, rischi, pericoli, gioie concretissime e speranze che danno slanci dall’oggi al futuro!

            I testimoni sono quelli che vivono il tempo presente come un luogo privilegiato della venuta del Signore; i testimoni sono coloro che danno accesso a Cristo al loro oggi, sono quelli si aprono per davvero a un oggi di salvezza! Come nell’Evangelo di Luca hanno già fatto i pastori che si son sentiti dire: «Oggi è nato per voi …» e sono corsi a Betlemme accogliendo quell’oggi (cf. Lc 2,11.15) … come farà Zaccheo che sentirà dire da Gesù: «Oggi devo fermarmi a casa tua … oggi la salvezza è entrata in questa casa» (cf. Lc 19,5.9) … come farà il ladro appeso alla croce accanto a quella di Gesù che accoglierà quella parola paradossale di quel crocefisso come lui: «Oggi sarai con me nel paradiso» (cf. Lc 23,43) e crederà a quell’oggi di Gesù più che all’oggi che gli hanno costruito inchiodandolo al patibolo dell’infamia …

            Insomma, la domanda che dobbiamo farci è: Ma noi crediamo davvero all’efficacia della Parola che la Scrittura ci consegna c che dobbiamo riconoscere con passione? Ce ne lasciamo provocare, consolare? Permettiamo a quella Parola ritrovata con la fatica dei cercatori appassionati di creare comunione e relazioni davvero umane? Gettiamo in quella parola trovata la nostra vita concreta facendone una novità che dilata la speranza?

            Domande grandi … domande compromettenti … possiamo eluderle, ma pagheremmo un prezzo molto grande: essere dei discepoli solo di facciata, ben accomodati in calde e mortifere illusioni. Chi vogliamo essere?

P. Fabrizio Cristarella Orestano