SANTISSIMA TRINITÀ

12 Giugno 2022/ Anno C

Pr 8,22-31; Sal 8; Rm 5, 1-5; Gv 16, 12-15

La Pasqua che abbiamo celebrato nello spazio santo dei cinquanta giorni ci ha posto dinanzi ad un bivio.

            L’ora della Croce ci ha narrato il più grande amore di fronte al più grande odio; ci ha narrato, che Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito, un Figlio che viene offerto e si offre per raccontare l’amore più grande dell’odio e della morte … il mondo, invece, sul Golgotha ha raccontato a pieno il suo peccato ed il suo odio, ha raccontato la sua iniquità e la sua tenebra; la risurrezione del Figlio che ha scelto di “annegare” in quell’odio del mondo («c’è un battesimo – una immersione – che io devo ricevere»  Lc 12,50) è risposta d’amore totalmente gratuita a quell’odio, è proposta di una via altra nelle tenebre del mondo.

            Il bivio a cui a cui la Pasqua ci conduce, e questo riguarda anche noi che ci diciamo discepoli di Gesù, è lasciarsi afferrare e prendere dall’amore del Padre e del Figlio oppure avvoltolarsi nel fango e nelle tenebre di un egoismo che sembra vincente ed è invece solo tragicamente perdente ed ingannevole.

            Il mistero di Dio si intreccia al mistero dell’uomo: la vita discende dall’amore del Padre, si rende visibile nel grande segno del Figlio innalzato e donato e diventa vita nuova dei credenti rinati ad opera dello Spirito Santo.

            Se questo è vero, come è vero, allora vuol dire che la nostra vita di discepoli non è innanzitutto una morale diversa; la vita nuova scaturisce da una nascita nuova che ci fa uscire dal grembo buio e mortifero del peccato per farci entrare nella luce di Dio, per farci realizzare quella somiglianza che è la meta della nostra carne creata ad immagine di Dio.

            Questo Dio della rivelazione cristiana, allora, è tutt’altro che un Dio lontano dalla vita e distante, un Dio irraggiungibile ed inconoscibile. Certo il suo agire è misterioso perché legato ad i suoi tempi ed alle sue logiche, ma è reale ed agisce nel profondo; chi permette allo Spirito di agire ne avverte concretamente, ed oserei dire “carnalmente”, l’opera e l’azione. Nel testo dell’Evangelo di Giovanni che oggi si legge, Gesù ci dice: «lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera» … dunque, bisogna lasciarsi guidare dallo Spirito che ci donerà Gesù («prenderà del mio e ve l’annunzierà», cioè ci darà la capacità di agire, parlare, vivere e sentire come Gesù!) e così ci presenterà al Padre, ci presenterà a Lui con il volto di Gesù nel nostro volto!

            Nel Quarto Evangelo, al capitolo 3, c’è una parola di rivelazione che ci dà, in fondo uno sguardo nel cuore di Dio e contemporaneamente la meta che Lui ci indica con chiarezza: «il Dio (l’articolo ci indica che si tratta del Padre!)  ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16).

            Ecco la meta della Pasqua: la vita eterna! E non bisogna intenderla come la vita post mortem, ma come la vita di Dio in noi qui, nella storia concretissima che noi viviamo; la vita eterna è respirare nel respiro di Dio! Ecco la via da prendere; una sola è l’opera da compiere: «Credere in Colui che Dio ha mandato» e Gesù lo dice chiaramente durante il discorso sul pane di vita sempre nel Quarto Evangelo (cf. Gv 6,29) è il credere, nella Scrittura, non è un atto intellettuale, ma un atto fortemente esistenziale, concretissimo, è un’adesione vitale che ci fa andare lì dove il Figlio va, ci fa uno con Lui!

            Questa Domenica della Santissima Trinità ci chiede allora non tanto di fare un discorso teologico sul mistero trinitario (questo va lasciato ad altre sedi necessarissime «a rendere ragione della speranza che è in noi», cf. 1Pt 3,15), ma a farci ancor più coscienti che, dal giorno del nostro Battesimo, siamo immersi nell’amore del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. È una domenica contemplativa, è una domenica in cui lasciarsi avvolgere dal Dio che ci ha creati, amati e redenti. È una domenica in cui, volgendo lo sguardo alla sorgente della vita che è l’eterna Comunione trinitaria, scopriamo l’iniziativa creatrice dell’amore del Padre che sempre tutto incomincia, scopriamo la presenza dell’amore liberante del Figlio che tutto si è donato, scopriamo la spinta verso il futuro di un amore che tutto si compie nella potenza dolcissima dello Spirito.

            Lo sguardo sull’Amore trinitario cambia la vita perché dona a noi lo stesso sguardo del nostro Dio sulla storia tutta e su tutti gli uomini nostri fratelli. La Pasqua di Gesù così ha compiuto in noi il sogno di Dio.

P. Fabrizio Cristarella Orestano

Marko Ivan Rupnik (1954-vivente): Santissima Trinità