Il Monastero di Ruviano: una nuova Agorà

Mi riposo in piazza…
Invece di stelle
ogni sera si accendono parole.
Nulla riposa nella vita
come la vita.

(U. Saba, Milano, da Parole, 1933-34)

La piazza è da sempre luogo d’incontro per tutte le generazioni. Tra gli esuberanti cuori dei più giovani e le ferme voci dei più adulti, essa è la protagonista indiscussa di eventi che, addirittura, hanno segnato la storia. Basti fare un passo indietro di un bel po’ di anni e ritrovarsi nelle agorà greche. Molto più di una piazza, l’agorà; centro di dialogo e di approfondimento, luogo di scambio e di interazioni sociali, spazio di raccoglimento della Comunità.

Questa immagine sintetizza con forza l’esperienza vissuta al Monastero di Ruviano dal 5 al 9 Febbraio di quest’anno, dove i Monaci, insieme alle Comunità di famiglie del Capitolo e della Cellula, hanno avuto la gioia di accogliere 26 fratelli provenienti dalla Comunità di Nomadelfia di Grosseto. Ventidue adolescenti e quattro adulti – accompagnatori, con cui si è avuta la possibilità di condividere parole, pasti, risate, compleanni… di ascoltare canzoni, di sperimentare la gioia di abbracci…stretti in Cappella, lasciandosi cullare dalla musica e dal più ampio abbraccio di Dio, che era lì con tutti noi.

L’occasione propizia per questa sosta al Monastero è stata data dalla partecipazione dei giovani di Nomadelfia al “Prophetic economy Young” che si è tenuto a Napoli il 9/2/20; un evento scaturito dal desiderio di molti giovani di sognare un mondo diverso e di valorizzare la bellezza per dare Speranza.

Ma nell’orizzonte di Dio nulla avviene per caso: la meta di un viaggio finisce per essere tutto il percorso. Per noi fraternità di Ruviano è stato proprio così. Questa richiesta di accoglienza si è presentata da subito come una grande opportunità per uscire dai nostri “cortili “di fraternità.

Uscire dal chiuso per entrare nell’altrove che è l’agorà, sospinti da un vento nuovo.

Quando il vento arriva se le imposte si chiudono, non entra nella casa. In piazza, invece, il vento viene spinto dalle correnti delle strade e dei vicoli. Nel centro giungono e circolano le voci dei venti che provengono da paesi diversi e si mescolano tra loro…

Tante le voci ascoltate: le parole materne di Valentina, quelle timide di Thérèse , quelle animate dal desiderio di confronto di Eric. E ancora: quelle dolcemente tuonanti e ferme di Damiano, quelle squillanti di Raffaele, quelle entusiaste di Marisa… E poi: le narrazioni di Zeno… i toni allegri di Noemi, quelli cortesi di Daniele e di tanti altri…

Un vento profetico quello di Nomadelfia per noi fraternità di Ruviano e per la chiesa tutta, perché ci testimonia una vita fraterna evangelica, vissuta in modo stabile e resa concreta in tutti i rapporti sociali: nell’economia comune, nel lavoro condiviso, nell’educazione e nella formazione dei giovani. Un progetto di vita che cerca di rispondere vocazionalmente alla Promessa di Dio, per realizzare una civiltà nuova.

È stato un breve ma intenso tempo di confronto, in cui ci siamo accolti, partendo ciascuno dalla propria storia e riconosciuti nelle specifiche identità comunitarie; un tempo in cui scambiarsi reciprocamente dei doni… e non solo materiali; un tempo in cui ascoltarsi per scoprire differenze e aspetti comuni, come la nostra fede in Dio e il desiderio di annunciarlo attraverso una fraternità che vive insieme, che danza e suona…

Ed è per questo che la sera di Venerdì 7 febbraio al Monastero di Ruviano la band “The Amarcord”, insieme all’attrice Martina Zaccaro, ha tenuto un concerto-spettacolo dal titolo:” Oltre la maschera. Storia di Lukas e di altri ragazzi come lui…”.

Uno spettacolo che racconta, attraverso musica e parole, quanto vissuto da alcuni fratelli dell’Associazione l’Esperienza di Napoli, nel loro spendersi per i loro fratelli senza tetto. In particolare, i Chicchi di grano – questo è il nome del gruppo che condivide del tempo al servizio di coloro che vivono ai margini delle strade – hanno voluto raccontare la storia di Lukas, uno dei ragazzi incontrati, per dare voce ai suoi sogni, alle sue battaglie, ma anche alle sue fragilità e alla sua paura di vivere. Ecco come uno dei musicisti racconta l’esperienza vissuta al monastero:

Restando in tema di Bellezza, voglio raccontarvi quanta ne ho potuta vedere venerdì, attraverso gli occhi dei fratelli che sono stati presenti al monastero per ascoltarci raccontare, ancora una volta, la storia di Lukas. 

Ammetto di essere arrivato a questo appuntamento con una attesa speciale nel cuore… All’idea di suonare nella cappella del monastero, avevo provato emozioni contrastanti: timore, rispetto, inquietudine, ma anche tanta gioia.

E, come sempre, il Signore va molto oltre le nostre aspettative…

Abbiamo cantato, suonato, raccontato, pianto… 

Mi è sembrato quasi di aver partecipato, passatemi il termine, ad un incontro di preghiera musicale. 

Alla serata erano presenti anche i giovani fratelli di Nomadelfia… Grazie a Dio per il loro dono! Sono stati una grande forza, con la loro viva e gioiosa partecipazione. 

Mai la morte avrà l’ultima parola. Lukas e tutti coloro che non sono più con noi in questo mondo, continueranno a vivere nei racconti e nel ricordo di chi li ha amati.

“E nun si’ turnato cchiù ccà
Ma nuje nun t’amme scurdato
E chi ‘a vò cotta e chi ‘a vò cruda
L’importante è ca staje buono addò staje”

Testimonianza di Luca Ranzo

Il filosofo Zygmunt Bauman insiste sulla necessità nei nostri tempi di “ricostruire l’agorà”, intesa come “il luogo dell’incontro in cui imparare a vivere insieme nel mondo delle differenze, […] lo spazio in cui possono nascere e prendere forma idee quali: bene comune, costruzione di un mondo giusto, valori condivisi. In una piazza così si fa pensiero e si edifica l’umanità vera”.

Forse nei giorni vissuti insieme, come già è avvenuto in diverse occasioni, il Monastero di Ruviano, è stato davvero quel luogo di incontro auspicato da Bauman… luogo in cui, sotto l’ombra di una rassicurante quercia, che sembra ergersi a sua custodia, ci si riposa insieme, gioendo per la giornata trascorsa…Luogo in cui divenire sempre più un Noi fraterno ed ecclesiale, capace di accogliere solo perché sperimenta il dono e la fatica della reciproca accoglienza.

E quando si condivide nella semplicità dell’Amore, invece di stelle ogni sera si accendono parole e nulla riposa nella vita come la vita stessa.

Marinella Sarno