La meditazione di questa mattina del Giovedì Santo parte da una parola della Lettera ai cristiani di Colosse (3,15): E la pace di Cristo, alla quale siete stati chiamati in un solo corpo, regni nei vostri cuori; e diventate “eucháristoi”. Cioè diventate rendimento di grazie!

Cogliere la vita cristiana come “eucaristica” significa farla diventare una memoria grata del primato di Dio: Lui ci ha amati per primo.

Essere grati (eucháristoi) è liberarsi dall’idolatria di se stessi, è raccordare la vita e l’agire al mistero pasquale di Cristo Gesù che ci ha amati fino all’estremo. Per questo il punto culmine del culto cristiano è la celebrazione eucaristica. Un momento in cui non offriamo tributi a Dio ma ci facciamo inondare di doni per diventare ancor più eucaristici.

In questo modo si riconosce la sua signoria. La lode, il ringraziamento, sono sacrificio perché ringraziando il Signore sacrifichiamo il nostro orgoglio ed il nostro desiderio di essere quelli che fanno, determinano, agiscono! La gratitudine è atteggiamento così difficile anche tra noi perché essere grati è sottomettersi all’altro, riconoscendo la sua azione nei nostri confronti.

Dinanzi al dono di Dio non si può ricambiare se non con il ringraziamento.

La fede è segnata costitutivamente dalla gratitudine perché essa è consapevolezza del dono di Dio in Gesù Cristo! Fede non è sapere che c’è un Dio e magari non amarlo o averne paura, fede è essere grati. Chi è grato mostra di avere la conoscenza di Dio.

La gratitudine inoltre vuole memoria e ci slancia verso il futuro del Regno perché ci dice che Colui che ha agito per amor nostro agirà fino al compimento.

L’atteggiamento di gratitudine ci fa fare memoria della salvezza operata in Cristo ma anche del dono del creato … la gratitudine, allora ci fa responsabili del creato e ci pone in una relazione diversa con il tempo perché memori del passato di grazia ed in attesa di un compimento … e tutto questo in un oggi da riempire di pienezza.

Essere eucaristici, infine, ci fa uomini della gioia! La stessa radice della parola “eucaristia” è “charà” che significa gioia! Gioia per il dono che è Cristo, gioia per il dono che sono i fratelli, gioia per il   convenire ad osculum (convenire al bacio) di cui scrive Tertulliano.

L’Eucaristia è radice e forza del mandatum novum con cui la Chiesa può annunziare il volto vero di Dio e narrare la Pasqua di Cristo.

La meditazione completa la potrete ascoltare qui .