La nostra storia

Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli. Come il Padre ha amato me, così anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.  (Gv 15,1-11)

A partire dai primi secoli della Chiesa antica, i monaci sono stati uomini e donne che hanno abbandonato tutto – famiglia, terra, campi e professione – per tentare di vivere radicalmente l’Evangelo.
Sono andati nel deserto, ai bordi delle città per abbracciare una vita in disparte. Ben presto sono stati chiamati monaci, cioè “unificati”, per il loro ideale di semplicità e di unificazione interiore.
 
Secondo altri, MONACO deriverebbe dal greco “monè”= dimora. 
Essi sarebbero allora coloro che dimorano in Cristo (cfr. Gv 15) e nel suo amore, dimorando stabilmente con dei fratelli nella vita comune….sono i testimoni della radicale esigenza evangelica del RIMANERE, del DIMORARE, espressa dal Quarto Evangelo.
Nell’uno e nell’altro caso il monaco fu colui che al termine della stagione del martirio, nella Chiesa antica si propose di essere il testimone di un amore indiviso per il Cristo per il quale dare la vita in un martirio incruento.
I monaci – come dicono i padri monastici – sono cristiani comuni, che non si sentono i migliori; sono “cristiani senza importanza” che nel “deserto” cercano Dio.
 
Qui un articolo di Padre Fabrizio Cristarella Orestano – riportato nella Rivista “Vita Nostra” – che racconta la storia che lega la nascita della nuova esperienza monastica di Ruviano con la radice forte e solida della tradizione benedettina e con il “sogno” di radicalità di San Roberto di Molesme e dei suoi primi compagni che fondarono Cîteaux. 
 
[La Rivista  “Vita Nostra” è uno strumento divulgativo della Associazione “Vita Nostra”; tale associazione è costituita da membri dell’ Ordine Cistercense, e dell’Ordine Cistercense della Stretta Osservanza. E’ rivolta a monaci e monache, ma anche ai laici che siano interessati alla  tradizione benedettino-cistercense (spirituale, dottrinale, sapienziale, liturgica)  e intende essere uno strumento per custodire, conoscere e farne conoscere i tesori, come pure per condividere la vita concreta dei monasteri.]